Lunedì, 22 Settembre 2014 16:44

FestivalFilosofia 2014. Dove è Socrate? Dove siamo noi?

Scritto da  Gerardo

Domenica 14 settembre, in piazza Garibaldi a Sassuolo, in pieno svolgimento del Festival della Filosofia, l’urlo filosofico di Roberta De Monticelli.
Presentiamo il resoconto e la riflessione di Giuseppe Picone su uno degli eventi del FestivalFilosofia2014.




FestivalFilosofia 2014 Gloria. Dove è Socrate? Dove siamo noi?
Un breve scandaglio



«Dove è Socrate?» Questo è l’urlo che ha lacerato l’aria settembrina, festiva, soporosa e un po’ monotona di Piazza Garibaldi a Sassuolo Domenica 14 settembre in pieno ambito del Festival della Filosofia. Dopo questo urlo di Roberta De Monticelli, la filosofia è uscita di nuovo dalle tradizionali aule universitarie per ritornare nella agorà, come vorrebbe questo benemerito festival, giunto alla sua quattordicesima edizione.
Siamo sempre lì: la filosofia deve essere algido, freddo e distaccato esercizio intellettuale da svolgersi in un protetto laboratorio o scendere nelle piazze? Ritornare all’agorà? Deve interpretare il mondo o trasformarlo?

Per la filosofa Roberta De Monticelli si tratta, se abbiamo ben compreso, di fare un’opera combinata. Compito della filosofia è partire dai dati della realtà che ci circonda e fare luce su di essi, dare pensiero. Lo deve fare per la gloria? Certo che no. In un mondo, come il nostro, di idealità perdute, meglio di idealità erose, la gloria ha perduto, appunto, la sua idealità. Allora occorre ricostruire la tela dei valori perduti. Quelli che i costituenti della vecchia Europa, acciaccata, prostrata, avvilita e con la faccia piena di vergogna dopo le tragedie infinite delle due guerre del primo Novecento, si sforzarono, con successo, di inserire nelle nuove costituzioni nazionali. E nella costruzione di una nuova, giovane Europa unita, solidale, aperta ai valori che sottendono i diritti universali della umanità.
Oggi di tutto questo, dopo settanta anni, si sta facendo strame. Soprattutto in Italia. A partire dalla dissipazione terrificante della bellezza dei nostri luoghi. Per continuare con una illegalità diffusa spinta fino alla criminalità. Di fronte a questo scenario occorre ritrovare il senso della giustizia. Perché una società ideale è innanzitutto una società giusta. L’idea di giustizia richiama il concetto di rispetto (e si giunge, quindi, al titolo della incendiaria – nel senso di apportatrice di fuoco – orazione della nostra filosofa). Rispetto inteso come riconoscimento della dignità della persona. Persona come soggetto morale. Il percorso umano che porta all’acquisizione e alla riconquista di valori come dignità, rispetto, giustizia si imbatte di fronte al problema della ‘rivolta’, per dirla con Camus.
R. De Monticelli per fare luce su questi concetti fondamentali del vivere civile si è fatta aiutare dalla lettura della pièce teatrale, appunto, di Albert Camus, Les Justes (1950: ma in realtà scritto nel 1947), analizzando i comportamenti di due personaggi chiave: il Granduca Sergio (lo spietato uomo di potere) e Ivan Kaliayev (il ‘giusto’, in realtà il giustiziere). Sia Kaliayev (il quale, coerentemente, come dà morte al tiranno, esige la condanna a morte anche per sé) sia il Granduca, annota Camus (non a caso per bocca di una donna, la Granduchessa: con una delle ellissi poetiche di cui è stato capace nelle sue opere e che danno i brividi), hanno lo stesso tono di voce. Per dire: non basta solo la ragione, ci vuole i cuore. Anzi è il cuore che deve prevalere. E il cuore ci dice tutto sulle carni stritolate del Granduca Sergio.

Ma dal 1947, ritorniamo ad oggi. Alla agorà di Sassuolo. Alla nostra filosofa.
Secondo Roberta De Monticelli, oggi, di fronte allo sfacelo e ai mali che ci circondano e incarnano il senso della nostra vita, incombono la disperazione e la disperanza.
La disperazione fomentata dalle fedi cieche porta diritti a Ivan Kaliayev e alla sua scia di morte. Ma sembra non toccarci granché. Ci illudiamo che sia un fenomeno confinato in spazi lontani.
La disperanza, invece, è tutta nostra.
E’ qualcosa che somiglia a una sorta di eutanasia.
E’ la perdita di fiducia nel futuro.
E’ la perdita di fiducia in un destino comune.
Allora, l’urlo finale di Roberta De Monticelli si tramuta in: «Dove siamo, noi?».
Fino ad oggi siamo stati assenti.


San Gimignano, 21 settembre 2014
Giuseppe Picone





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